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Messaggio del vescovo Vincenzo ai pellegrini del Santuario di S. Cosimo alla Macchia

Oria, maggio 2020

“Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato»”. (Giovanni 11, 3-4)

Caro Amico Pellegrino,
sono solito, ogni anno, darti il benvenuto nella città di Oria dove, nella Cattedrale e nel Santuario di San Cosimo alla Macchia, sono custodite le reliquie dei Ss. Medici.

Quest’anno, però, un nemico invisibile e terribile, il virus SARS-Cov-2, impedisce, o comunque limita di molto, la possibilità di vivere la bella esperienza spirituale del pellegrinaggio ai Ss. Medici.

Ciononostante, desidero farti giungere ugualmente il mio saluto e, soprattutto, una Parola del Vangelo che possa aiutarti a fare un pellegrinaggio interiore, verso il centro della tua coscienza, in attesa di poter rivivere quello che ti condurrà ad incontrare le sacre reliquie dei Martiri Medici.

Gesù era molto amico di una famiglia, Lazzaro, Marta e Maria e spesso si ritirava nella loro casa a Betania per riposarsi dalle fatiche dell’annuncio del Regno di Dio. Avvenne che Lazzaro si ammalò gravemente e le sue sorelle inviarono a Gesù questo messaggio: “«Signore, ecco, colui che tu ami è malato»”. Quanto è bello e consolante sentir dire queste parole, quanto ci possiamo ritrovare in queste parole.

Infatti possiamo essere coloro che rivolgono al Signore la propria preghiera per un parente, un amico, un conoscente o forse anche per coloro che non si conoscono. Il pregare per chi è nel bisogno è manifestazione dell’affetto e dell’amore che si prova per il prossimo; ma è anche espressione di fede perché chiedere al Signore il suo intervento significa credere che Lui può tutto! Non viviamo da soli e non possiamo salvarci da soli! Abbiamo bisogno che qualcuno interceda per noi; ma anche noi dobbiamo essere intercessori per gli altri. E per fare questo l’altro, tutti gli altri, devono entrare nel mio cuore e nei miei pensieri, devono diventare parte di me. Ecco, allora, un percorso speciale per questo pellegrinaggio particolare che siamo chiamati a fare: chiedere al Signore di poter sentire come propria l’esperienza di sofferenza che il prossimo sta vivendo e invocare il Padre della misericordia perché provveda a salvare, per l’intercessione dei Ss. Medici e per quella nostra, ogni ammalato, in particolare coloro che sono stati colpiti dal virus SARS-Cov-2.

Le parole pronunciate dalle sorelle di Lazzaro ci dicono anche il sentimento che Gesù prova verso i suoi amici: li ama! Essere amico di Gesù vuol dire che Egli mi ama. E se mi ama, non ho nulla da temere, anzi ho la certezza che tutto ciò che vivo è solo grazia, è solo dono, è salvezza. Che slancio danno queste parole alla nostra vita: Dio mi ama, sono nel suo cuore, pensa a me, provvede a me! Nasce, così, spontaneo il desiderio di ricambiare questo amore. Ma possiamo? Ce la facciamo a offrire un serio ricambio di amore? Certamente si, se ascoltiamo ciò che dice San Giovanni: “In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1Gv 4, 10-11). Amare il prossimo è ricambiare l’amore che Dio ha per noi! Siamo generosi! Amiamo senza misura, come Dio.

L’ultima parola delle sorelle di Lazzaro ci richiama la condizione dell’umanità: è malata! L’umanità è malata! Di quale malattia? La sclerocardia, il cuore indurito, incapace di provare sentimenti di tenerezza per il prossimo, malattia che, prima del Codiv-19, imperava sovrana su tutta l’umanità! Se vogliamo imparare la lezione che questo tempo di isolamento sanitario ci ha offerto, e cioè il ritorno alle cose essenziali, alla fraternità e alla condivisione, al rispetto dell’altro e della natura, al farsi prossimo a chi è nel bisogno, cose tutte che abbiamo riscoperto nel tempo della pandemia, allora sarà rivolta a noi la considerazione che Gesù ha fatto nell’ascolto del messaggio delle sorelle di Lazzaro: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio”.

Ecco, mio caro Amico Pellegrino, ti auguro di vivere secondo questa Parola del Vangelo e, mentre ti assicuro il conforto della mia preghiera per te e della benedizione del Signore, che volentieri invoco su di te e sui tuoi cari, ti prego di estendere il mio saluto e la mia benedizione agli ammalati e agli anziani che sono in casa. Ti chiedo di pregare anche per me.

+ Vincenzo Pisanello, vescovo di Oria

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